Quanto vorrei credere ancora nei miracoli! Ne ho bisogno, ma non per me


Oggi vorrei credere nei miracoli, ne ho bisogno, e non è per me… mi piacerebbe avere di nuovo la fede di quando ero bambino, di quando pensavo che Dio potesse fare tutto ciò che gli chiedevo. Così, proprio come per magia. Bastava solo che lo chiedessi dal cuore, e che non fosse per un motivo egoista. Si trattava di inginocchiarsi, chiudere gli occhi e parlare con il “mio Padre celeste”. Ha sempre ascoltato, capiva le mie esigenze e rispondeva alle mie richieste. Questo è ciò che mi ha insegnato mia madre e a volte, come oggi, vorrei che fosse vero.

Com’era semplice il mondo, com’era semplice capire Dio, quanto era vicino e quanto ci amava. Che assurdo l’ateismo, che stupido il dubbio, non esiste peccato più grande che non credere in un Dio così meraviglioso. Ero suo, ero nella sua squadra, ero suo figlio, e tutto aveva un senso. Oggi come potrei tornare in quel mondo ideale e renderlo vero? Come tornare all’Eden da cui sono stato espulso dopo aver mangiato il frutto dell’“albero della conoscenza”? C’è mai stato quel giardino, quel mondo in cui sono stato educato? Non lo so, ma oggi darei tutto quello che ho, perché non fosse così.

In questo momento preferirei non essere un cristiano, non seguire un Messia il cui Dio non voleva, o non poteva liberare dalla sofferenza, dal dolore e dalla morte. Quanto è impotente il Dio in cui credo oggi, quanto mi sembra piccolo, quanto mi sembra debole a fianco degli Dèi salvifici e onnipotenti a cui molti indirizzano le loro richieste, per chiedere il miracolo di cui hanno bisogno. Quegli Dèi che non subiscono croci, o se lo fanno, finiscono sempre per scenderne vittoriosi. Come vorrei non credere che un giorno incontrerò di nuovo le persone che desidero, eppure ne sono convinto. Vorrei non essere un cristiano, che tutto sia un sì o un no, e non una fede e una speranza che a volte sembrano soccombere.

Non mi basta un Dio che piange con me, che mi consola. Voglio qualcuno che faccia un vero miracolo. Per piangere, ce la faccio anche da solo. Non voglio un Dio palliativo, ne voglio uno onnipotente. Uno che soffre di fronte all’insensatezza, e osa infrangere le regole ingiuste che governano il mondo in cui vivo. Ho bisogno di un Dio che dia la vita e non rimanga in silenzio davanti alla morte. Sì, proprio quel Dio di cui mi ha parlato mia madre, ma quella vita reale è scomparsa man mano che crescevo.

Mi mancano le forze per rimanere accanto alla croce, e accompagnare coloro che lottano per la vita, e per far scendere dal legno il corpo senza vita del Crocifisso, e portarlo nella tomba. Oggi non ho forze a sufficienza per essere un cristiano, vorrei ingannarmi e correre dietro a qualsiasi altro messia che mi prometta il miracolo di cui ho bisogno. Ma quando uno ha incontrato così tanti impostori, è impossibile che si lasci ingannare. Ma quanto darei perché avessero ragione, così mi allontanerei dal quel legno dove un Messia impotente è affidato a quel Dio che è ammutolito di fronte al suo dolore.

È impossibile che le lancette dell’orologio rifacciano il giro all’inverso per riportarmi alla mia infanzia. Vorrei non essere cresciuto, e sedermi accanto a mia madre, a leggere la Bibbia, rivivere i miracoli di Gesù e credere a quello che mi ha detto: che tutto questo è ancora possibile oggi, che il Dio cristiano è capace di qualsiasi cosa per renderci felici. Vorrei, come allora, guardare i suoi occhi blu e non dubitare mai delle sue parole. Sarebbe molto più facile per me oggi, che ho bisogno di un miracolo che non fa per me. Ma non credo più ai miracoli, né agli Dèi fatti su misura.

Carlos Osma


Liberamente tradotte da Marianna para Progetto Gionata

Testo originale: Hoy me gustaría creer en los milagros  


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