Possiamo aggiungere che non importa se uno è sacerdote, ateo, musulmano, eterosessuale, povero o figlio di immigrati… la cosa importante è l’azione di abbandono o l’implicazione che ogni persona realizza con la realtà del prossimo. Il comportamento parla da sè, le parole sono superflue o addirittura ingannano.
Le parole descrivono, fanno comprendere alle persone il posto che occupano, ma non limitano a quel luogo. Ognuno di noi è più che una parola o un insieme di queste. Ma senza le parole, le persone sono invisibili. Anche il Dio innominabile ha una parola nella nostra lingua, altra cosa è credere che la divinità si esaurisca in quella parola.
Questo è solo un esempio, ma possiamo estenderlo ad altre casistiche in cui le minoranze sono messe a tacere, per il bene della pace comunitaria. Una bugia ovviamente, perchè dove ci sono persone che sono sottomesse, messe a tacere o umiliate, non c’è la pace, bensì una tregua più o meno fragile che prima o poi porterà ad un conflitto.
Passando ad una seconda fase, nella quale la parola è arrivata ad occupare un posto nella società, la battaglia principale passa ora ad un altro livello… al contenuto. Si tratta di cercare con tutti i mezzi, e altri lotteranno per evitarlo, che il contenuto di questa parola sia quello che vogliamo, e non tanto ciò con cui veniamo descitti o quello che ha reso necessaria la sua esistenza.
Forse dovremmo pensare a chi ne trae vantaggio, a chi ci mette in discussione, per capire coloro che per interesse vorrebbero che i poveri siano tutto questo. A questo siamo arrivati, dove altre persone alzano la voce per dire che i nostri poveri sono le persone oppresse dai mercati, abbandonati da un governo che è alla mercè della signora Merkel, o li gettano direttamente sulla strada per colpa delle banche che li ha sfrattati.
Dio è giusto, ma la giustizia di ognuno è quella che Dio deve seguire. Dio è padre, ma un padre che punisce. Dio è pace, ma la pace che scelgo io, sebbene faccia soffrire molta gente. Dio è il successo…. e qui continuiamo allontanandolo con le nostre definizioni, limitazioni e dichiarazioni, è come dirci che è la nostra maniera di vedere il mondo, perchè in definitiva Dio sono io.
Dio è colui che si è rivelato a noi poichè rivelatosi a noi, una persona transessuale diventa mia collega di lavoro, una persona con una malattia mentale diventa mia sorella e mio amico. Ogni essere umano, anche se mi costa comprenderlo, è il mio prossimo, o almeno dovrebbe esserlo.